Sono stato invitato a provare, in anteprima, Twistory, il
nuovo strumento ideato da Manafactory per monitorare le discussioni su Twitter.
Di cosa si tratta? Si tratta di un sistema che ci permette di salvare i tweet,
relativi ad argomenti che noi decidiamo, provenienti da una determinata area
geografica, e poi di studiarli, dividendoli tra positivi, negativi o neutri (il
cosiddetto sentiment), o correlandoli a keywords specifiche (per vedere ad
esempio, se la parola “Italo” è più collegata ad un politico o ad un treno).
Una volta assegnati questi sentiment e queste keywords, si
possono ottenere grafici statistici per capire se il prodotto o il nome che
stiamo analizzando è visto più positivamente o negativamente, e come si
colloca, sotto lo stesso punto di vista, rispetto ad esempio ai prodotti
concorrenti.
Alla base c’è ovviamente l’analisi quantitativa, che ci
permette di valutare quante volte un certo nome viene nominato, la sua share of
voice, la sua share in relazione alle keywords che abbiamo scelto, i twittatori
più influenti, e così via.
In ultimo, c’è uno strumento graficamente molto efficace: la
geolocalizzazione dei tweet. Nella mappa in basso si può vedere ad esempio
quante volte, oggi 30 ottobre, è stato nominato l’aglio su twitter, e in quali
località. Il numero all’interno dei pin rappresenta il numero dei tweet
relativi alla località, e cliccandoci si possono pescare e leggere tutti i
tweet specifici.
E’ evidente l’utilità per valutare, già a colpo d’occhio, la
diversa percezione di un prodotto, o magari di un partito politico, su diverse
città e zone geografiche.
In cosa differisce Twistory da altri strumenti di analisi
del passaparola online?
Intanto nel fatto che è specifico solo per Twitter: permette
una velocità d’intervento maggiore rispetto a sistemi più completi. Non va a
sostituirsi a software più complessi, ossia che monitorano anche blog, forum,
siti di Q&A, facebook, etc., ma permette di “stare dietro” a Twitter, che
presenta dinamiche velocissime, e spesso fa da eco ai “sintomi” di crisi che
avvengono su blog, siti e pagine Facebook. Ad esempio, si scatena una polemica
sulla pagina Facebook della mia azienda, magari nei commenti a un vecchio post,
e la gente ne parla subito su Twitter. Oppure esce un post diffamatorio sulla
mia azienda, in un blog, e i lettori di quel blog iniziano a twittare il link
all’articolo, che ritengono, in buona fede, meritevole di diffusione. In
entrambi i casi, me ne accorgo praticamente in tempo reale, e posso subito
preparare la strategia di risposta (o di non risposta, a seconda dei casi).
In secondo luogo, chi fa da consulente per grandi aziende,
può settarlo, e lasciare che l’azienda cliente possa accedere anche in proprio,
occasionalmente, per commentare insieme, anche via telefono o chat, qualche
situazione.
Nessun commento:
Posta un commento