Ti sembra che i grandi del mondo prendano decisioni sempre
più assurde, nel senso che fanno a pugni con la realtà? Che più si riempiano la
bocca del termine democrazia, più restringano la partecipazione dei popoli alle
decisioni più importanti? Beh, non solo non hai le allucinazioni. Esistono persone di
potere che rifiutano sistematicamente la realtà. E che impongono la loro
visione restringendo costantemente le libertà dei cittadini. Così come il nazismo
voleva costruire la razza perfetta. Così come il comunismo voleva costruire la
società perfetta. Oggi c’è chi ritiene che la temperatura del pianeta vada
aumentando anche se facciamo i conti con nevicate record. Che la convivenza
forzata tra persone con esigenze diverse appiani i contrasti invece di
peggiorarli. Tutti questi esempi vanno sotto una categoria che si chiama
IDEOLOGIA. L’ideologia è il rifiuto sistematico della realtà. Chi è accecato
dall’ideologia ritiene di poter cambiare il mondo, plasmando un suo paradiso in
terra, e chiunque si opponga al suo paradiso, deve essere messo a tacere e
schiacciato con un uso illimitato di violenza.
Beh, contrariamente a quanto ci raccontano a scuola, il vaso
di Pandora è stato aperto dalla Rivoluzione Francese. L’opinione comunemente
accettata, è che la Rivoluzione Francese fosse un movimento delle masse povere
contro il re cattivo e affamatore. Che a sua volta fosse figlia
dell’Illuminismo, un movimento intellettuale che portava finalmente la
modernità in un mondo arretrato e superstizioso. E che le successive campagne
militari francesi avrebbero portato la libertà, la fraternità e l’uguaglianza
in tutta Europa, coi popoli europei ansiosi di essere “liberati” dalle rispettive
dittature, da Napoleone e dalle sue armate.
Grazie a molteplici studi più o meno recenti, è stato
possibile appurare come i sobillatori della rivoluzione siano stati nobili
timorosi di perdere privilegi fiscali, e che le vittime dell’instancabile lavoro
della ghigliottina, siano stati in gran parte cittadini comuni, per non parlare
dei genocidi compiuti nelle regioni ribelli, come la Vandea. In seguito, le
guerre “giacobine”, sono servite solo a portare in una Francia devastata
ricchezze da fuori che compensassero la rovina dell’economia interna. E le
popolazioni occupate, al netto dell’infatuazione per la rivoluzione di pochi
intellettuali locali, si siano viste tutt’altro che “liberate” dal dittatore
Napoleone: le “insorgenze” sono state numerosissime, sebbene represse con la
massima ferocia.
Stante quindi una realtà storica totalmente opposta rispetto
alla “vulgata comune”, il libro di Beniamino Di Martino “Rivoluzione del 1789 –La cerniera della modernità politica e sociale”, ci illustra come le idee
illuministe abbiano sobillato, e poi giustificato, una spaventosa carneficina
che ha devastato tutto il continente e che ha lo stesso filo conduttore delle
successive stragi naziste e comuniste: la pretesa che esista una “volontà
generale”, come la chiamava Rousseau, che serve a fare il bene della nazione, e
che nessun singolo o gruppo possa dissentire da questo “interesse pubblico”,
pena la morte o lo sterminio del gruppo. E che, al netto di formule vuote come
“sovranità popolare”, questa “volontà generale” debba essere concretamente
decisa da una ristretta “elite illuminata” che decide per tutto il popolo. Vedete
delle analogie con la Commissione Europea non eletta dai cittadini, e con le
urla isteriche all’idea che i cittadini britannici abbiano osato mettere in
discussione il luminoso progetto dello “Stato Europeo” unico?
Pagina per pagina, in modo semplice e scorrevole, tutt’altro
che noioso e professorale, l’autore mette in connessione ogni evento della
Rivoluzione, dai primi fuochi, alle stragi interne di cui caddero gli
stessi “leader”, alle guerre napoleoniche, con le radici avvelenate del
cosiddetto “pensiero illuminista”, lasciando al lettore cogliere le analogie con i due grandi massacri del 900, e con l’ideologia illiberale che guida tanta
parte della politica moderna delle nazioni sviluppate, così presa da tentazioni
autoritarie, e così incline a scatenare guerre devastanti, come quelle che
hanno insanguinato il medio oriente con la scusa dell’ “esportazione della
democrazia”, la stessa scusa per cui Napoleone esportava “libertà, eguaglianza
e fraternità”, e pazienza per la dittatura e le stragi necessarie ad
esportarla. Gli stessi tre elementi dello slogan, se analizzati, sono
incompatibili tra loro: se devo rendere 2 persone uguali devo limitare la
libertà di almeno una delle 2. E l’autore con pazienza e logica ineccepibile,
ci aiuta a comprendere di quante vuote formule, una più falsa e contraddittoria
dell’altra, sia piena la moderna politica, a cominciare dalla venerata “Costituzione
più bella del (terzo) mondo”.
Se volete capire appieno le infinite contraddizioni di
politici e giornalisti che negano la realtà ogni volta che aprono bocca e che,
purtroppo, “legiferano”, non potete perdervi questo libro.
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