E’ da poco uscito il Bloomberg Innovation Index 2016, la classifica delle nazioni sviluppate più innovative. L’indice mette a confronto, secondo 6 parametri, gli stati più sviluppati:
Appena fuori dai primi 5 troviamo Singapore, Finlandia, USA,
Danimarca e Francia, dal sesto al decimo posto. Dall'11esima posizione in poi troviamo Israele, Russia e l’altra nostra vicina di casa, ossia l’Austria, una
delle mete preferite dalle aziende italiane in fuga. La Cina è 21esima e la rimanente
delle nostre confinanti, la
Slovenia è 24esima, davanti a Malesia ed Italia.
Quali sono i parametri presi in considerazione per quest’indice? Quali sono le classifiche per ciascun parametro?
Quali sono i parametri presi in considerazione per quest’indice? Quali sono le classifiche per ciascun parametro?
I parametri sono abbastanza eterogenei, e il metodo di
valutazione si presta ovviamente a critiche, ma ciascun parametro ha il
vantaggio di essere strettamente numerico e misurabile.
Parametri più “soggettivi”, quali ad esempio la complessità
delle leggi, sono stati tenuti volutamente fuori dal calcolo.
Investimenti in Ricerca e Sviluppo
Il primo parametro è costituito dagli investimenti in
Ricerca e Sviluppo in Rapporto al PIL. In questo settore Israele, chiamata
ormai la Start Up
country per l’ambiente favorevole che ha creato alle nuove imprese
tecnologiche, ha superato la
Corea del Sud, la “casa” di Samsung. Per i giovani ingegneri
coreani, l’obiettivo, piuttosto che creare la propria start-up, è essere
assunti da Samsung.
Il Giappone guadagna la terza posizione in questa classifica
superando Finlandia e Svezia, due nazioni che stanno lottando per superare il
tramonto di colossi locali come Nokia o Saab.
Nei primi 10 anche Danimarca, Svizzera, Germania ed Austria,
nell’ordine, con gli USA al 10° posto. Solo 16esima la Cina , sebbene sia uno dei
parametri che ne migliorano la media.
L’Italia in questo parametro è 27esima, quindi uno dei
parametri che abbassano la media complessiva. Evidentemente il clima economico
non favorisce granchè gli investimenti…
Valore aggiunto della produzione
Il secondo parametro va a valutare l’apporto di valore
dovuto alle produzioni industriali, in rapporto al PIL e alla popolazione: se
in un dato paese ci sono stabilimenti di aziende leader di settori ad alta
intensità tecnologica, il valore aggiunto della produzione sarà elevato, se al
contrario in una certa nazione si applicano tecnologie inventate altrove, ma
non si fa molta ricerca di prodotto, il valore aggiunto sarà modesto anche in
presenza di un elevato valore complessivo della produzione manifatturiera: è il
caso della Cina, che in questo parametro è addirittura 15esima.
La prima posizione va alla Corea del Sud, di cui abbiamo già
parlato. Le sorprese arrivano da nazioni che creando condizioni favorevoli
all’investimento dall’estero, sono diventate sede di stabilimenti di aziende
tecnologiche, parliamo quindi di Repubblica Ceca (2° posto) e Slovenia (4°
posto). La Germania
è terza, grazie anche agli sforzi che sta facendo ad esempio nel settore
dell’automazione industriale, per non perdere competitività nei confronti di
paesi con costi della manodopera inferiore. Quinta è Singapore, anche in questo
caso grazie al fatto di essere estremamente attrattiva per gli investimenti
dall’estero.
Le successive posizioni fino alla decima confermano quanto visto con le prime 5, con 2 tigri asiatiche (sesto posto Malesia e nono Thailandia), e tre nazioni europee che favoriscono gli investimenti (Irlanda settima, Svizzera ottava e Ungheria decima).
Relativamente male da questo punto di vista sia la Cina, al quindicesimo posto, sia gli USA, addirittura 26esimi.
Le successive posizioni fino alla decima confermano quanto visto con le prime 5, con 2 tigri asiatiche (sesto posto Malesia e nono Thailandia), e tre nazioni europee che favoriscono gli investimenti (Irlanda settima, Svizzera ottava e Ungheria decima).
Relativamente male da questo punto di vista sia la Cina, al quindicesimo posto, sia gli USA, addirittura 26esimi.
L’Italia è 19esima, è uno dei due parametri che alzano la
media complessiva italiana, l’altro è il numero di brevetti, di cui parleremo
più avanti.
Produttività
Il terzo parametro, inserito nella ricerca del 2016, misura
il rapporto tra PIL e numero di occupati superiori ai 15 anni, e quanto è
migliorato questo parametro negli ultimi 3 anni. Anche questo parametro premia
abbastanza nazioni con pochi abitanti, come Norvegia, Australia, Svizzera,
Lussemburgo e Singapore, ossia le prime 5 assolute. Buon piazzamento della
Spagna, settima dietro la Nuova Zelanda ,
mentre è enorme il divario tra USA, ottava assoluta e Cina, 40esima. Honk Kong
e Belgio completano le prime 10, mentre l’Italia è in 33esima posizione.
Densità di aziende tecnologiche
Il quarto parametro è cambiato rispetto al 2015: nel 2015
misurava la capitalizzazione delle maggiori aziende tecnologiche quotate, in
assoluto. Inutile dire che USA, Cina e Giappone erano le inarrivabili leader,
con un bel salto già solo tra USA e Cina.
Nel 2016 questo parametro misura la percentuale di aziende
tecnologiche quotate rispetto al totale. Per aziende tecnologiche si intendono
i seguenti settori: aerospaziale, difesa, biotecnologie, hardware, software,
semiconduttori, software e servizi legati ad internet, energie rinnovabili.
Gli USA sono in ogni caso la nazione con il miglior rapporto
tra aziende tecnologiche quotate e aziende complessive, davanti a Sud Corea e
Cina. Chiudono la Top
5 Francia e Giappone. Tra le migliori si segnalano anche Israele, settima, e
Russia, ottava. Per la Russia
è praticamente il miglior parametro, a parte quello, che vedremo in seguito,
relativo all’istruzione superiore. Svezia e Svizzera chiudono la top ten.
L’Italia è 25esima, in linea col piazzamento complessivo. Anche qui, la
posizione potrebbe essere migliore, se si tenesse conto delle aziende non
quotate. Sul perché le aziende siano riluttanti a quotarsi, e in generale ad
espandersi, tocca suonare sempre la stessa canzone, tipo Antonello Venditti
diciamo…
Efficienza dell’Istruzione Superiore
Questo parametro è un aggregato di più misurazioni: numero di studenti universitari in rapporto ai giovani in età universitaria, numero di laureati in rapporto alla forza lavoro, numero di laureati in materie scientifiche ed ingegneristiche in rapporto ai laureati totali ed alla forza lavoro.
E’ praticamente il parametro più svincolato dal benessere
complessivo di una nazione, e non è nemmeno un indice affidabile di sviluppo
futuro, dato che in mancanza di un ambiente economico favorevole, i giovani che
si laureano, soprattutto in materie scientifiche, possono essere portati ad
emigrare, o a rassegnarsi in posti di lavoro di ripiego in cui non sfruttano le
loro competenze.
In ogni caso, in presenza di un ambiente economico
favorevole agli investimenti, l’istruzione scientifica diventa un potente mezzo
di propulsione della crescita economica, è il caso della Cina e di Singapore,
prima e seconda in classifica, davanti a Russia (Prima al mondo come
percentuale di laureati in rapporto alla forza lavoro) e Finlandia. Chiude la
top 5 l’Ucraina e altrettanto “sorprendente” è la Grecia , all’ottavo posto, e
prima al mondo nella percentuale tra studenti universitari e giovani in età da
università. Al sesto e settimo si trovano Irlanda ed Austria, mentre la Top 10 è chiusa da Regno Unito
e Lituania. Gli Stati Uniti si trovano addirittura al 37esimo posto, ma sono
altamente attrattivi per i laureati e gli ingegneri di tutto il mondo, mentre
l’Italia è al 43esimo posto. La
Tunisia è prima al mondo come numero di ingegneri laureati
ogni anno in rapporto ai laureati complessivi ed in rapporto alla forza lavoro,
ma purtroppo la situazione economica complessiva non permette loro di impiegare
in modo fruttuoso i propri studi.
Densità di ricercatori
Il sesto parametro, misura il numero di impiegati nella Ricerca e Sviluppo per milione di abitanti. Israele è la prima al mondo in questa classifica, davanti a Danimarca, Finlandia e Islanda. Anche nel 2015 le prime 4 posizioni erano occupate da questi piccoli stati, sebbene in ordine diverso. Di Israele abbiamo detto in precedenza, come sia diventata un terreno estremamente fertile nel settore delle imprese innovative. Quello che forse non sapevate è che l’Islanda è leader nella ricerca genetica, mentre
I giganti, vale a dire USA e Cina, sono al 21esimo e 46esimo
posto. Nel caso della Cina il dato negativo è spiegato dal fatto che la
manifattura assembla tecnologie in gran parte sviluppate altrove, e dalla
presenza di una grande massa di popolazione sotto-proletaria, fattore che
diluisce il numero di ricercatori in percentuale alla popolazione complessiva.
Nel caso degli USA, il credito facile proveniente da anni di tassi bassissimi,
ha portato a politiche da parte delle aziende quotate che hanno gonfiato i
corsi azionari ma hanno distrutto valore (e le conseguenze si vedranno presto,
purtroppo). L’Italia, tanto per cambiare, è nelle posizioni di retrovia, ossia
al 35esimo posto. Investire non valeva la pena in condizioni normali qualche
anno fa, è un suicidio oggi.
Brevetti
L’ultimo parametro riguarda il numero di brevetti
complessivi rispetto al totale e il numero di richieste di brevetto in rapporto
al PIL e alla popolazione.
Qui ci sono poche sorprese. Giappone, Corea, Germania ed USA
sono i primi 4, con il Giappone che torna primo superando la Corea , la Germania terza che supera
USA e Cina e la Svizzera
che si inserisce al quinto posto davanti alla Cina, ora sesta.
Completano la
Top 10 Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca.
Per l’Italia è uno dei parametri che alzano la media, dato
che in questa classifica si trova in 18esima posizione.
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