giovedì 13 aprile 2017

Milan Closing: finisce l'era Berlusconi al Milan. Come è cambiato il mondo del calcio

Milan closing Berlusconi


Col famoso e più volte rimandato "closing" della trattativa coi magnati cinesi, finisce oggi l'era Berlusconi al Milan, dopo 31 anni. Questo non è un articolo celebrativo: non sono milanista, anzi, in questi anni di continui successi rossoneri, i non milanisti hanno "rosicato" parecchio, e soprattutto non è un articolo finalizzato a dare un giudizio sul fatto che i cambiamenti avvenuti nel mondo del calcio siano stati positivi o negativi. Questo articolo vuole "semplicemente" mettere in fila una serie di cambiamenti portati da Berlusconi con la sua presidenza in tutto il mondo del calcio: al di là delle straordinarie vittorie raggiunte, il football europeo non è più quello che era 31 anni fa, quando Silvio atterrò all'Arena di Milano con l'elicottero.

Il mondo del calcio prima di Berlusconi


Chi scrive ha 40 anni, troppo giovane per avere un vivo ricordo del calcio degli anni '80, ma abbastanza vecchio per ricordare una serie di differenze rispetto al cambio di passo imposto dalle idee rivoluzionarie di Berlusconi. Nello specifico sono anche juventino, e nel periodo dell'impetuosa cavalcata del primo Milan berlusconiano, la mia squadra visse uno dei periodi più "magri". Come detto prima, rosicammo parecchio mentre Gullit, Van Basten e compagnia vincevano Coppe dei Campioni a ripetizione. Più recentemente, nel 2003, abbiamo persino vissuto la beffa di perdere una finale contro il Milan, dopo una partita giocata peraltro malissimo da entrambe le squadre.

La prima differenza, rispetto al calcio di oggi, era che le amichevoli estive non contrapponevano tra loro le grandi squadre, sia a livello nazionale che internazionale. Ogni squadra andava in ritiro in qualche località di villeggiatura, marittima o montana, e si "allenava" affrontando squadrette locali di Serie B o C. Ricordo, per dire, un Catanzaro - Bayern Monaco. Per chi ha meno di 30 anni sembra normale che le amichevoli estive siano sfide tra squadre che lottano per la Champions League, o per lo Scudetto nazionale, ma questo non era affatto normale negli anni '80: la prima rivoluzione portata da Berlusconi furono le amichevoli di lusso tra il Milan ed altre squadre europee di primo piano, come il Real Madrid. Per non parlare del Trofeo Luigi Berlusconi, sfida estiva tra Milan e Juventus, molto "sentita" dai giocatori di entrambe le squadre: gli interventi sulle gambe che si scambiavano erano tutt'altro che amichevoli...

Un'altra differenza rispetto ad oggi del calcio pre-Silvio erano le "riserve": i giocatori che sedevano in panchina era effettivamente giocatori di secondo piano, che normalmente subentravano nei 20 minuti finali per rilevare qualche compagno di prima squadra un po' stanco. Fu Berlusconi a volere una rosa di tutti giocatori di primo piano, di modo che le riserve fossero all'altezza degli 11 titolari. Parole come "panchina lunga" e "turn-over" diventarono comuni nelle discussioni calcistiche.

Queste due rivoluzioni hanno portato indubbiamente ad un aumento dei costi ed a una maggiore professionalizzazione di tutto il mondo del calcio. Non so dire se sia stato un bene o un male, ma è quello che è successo. La professionalizzazione è stata poi sfruttata meglio in altre nazioni, come Germania, Spagna o Inghilterra, ma la miccia di questo cambiamento nel business del calcio, è venuto dall'Italia, e in particolare da Berlusconi.

Le vittorie europee del Milan hanno poi trascinato anche le altre squadre italiane a comportarsi bene nelle coppe europee, arrivando spesso in finale e portando a casa vari titoli. Il Milan di Sacchi, allenatore semi-sconosciuto prima di arrivare a Milanello, e fortemente voluto e difeso da Berlusconi, cambiò totalmente la mentalità del mondo del calcio italiano: prima delle grandi cavalcate rossonere in Europa, le squadre italiane andavano all'estero con la tremarella, anche contro avversari modesti, cercando di portare a casa il pareggio o la vittoria di misura: fu il Milan di Sacchi praticamente la prima squadra ad andare a giocare a viso aperto contro tutti, anche in trasferta, mentalità che si è velocemente trasferita al resto del calcio italiano, con evidenti ricadute in termini di risultati. C'erano state già squadre vincenti in Europa, a cominciare dalla stessa Juve o dall'Inter, ma il miglioramento dei risultati europei, la maggior frequenza con cui si arrivava in finale nelle varie coppe, fu evidente.

Il risultato della maggiore professionalizzazione del football in Europa è che oggi nessun imprenditore italiano può permettersi di competere economicamente con le società del resto d'Europa, a loro volta raramente di proprietà di presidenti che non siano di altri continenti. Le squadre italiane di punta hanno oggi proprietà statunitensi (Roma e Napoli), o fanno capo a gruppi internazionali, come la Juventus, o già asiatiche, come l'Inter. Berlusconi ha dovuto alla fine "arrendersi" a questa realtà, mettere da parte l'orgoglio, e accettare un'ottima "buonuscita" per garantire al Milan un futuro all'altezza del passato "Berlusconiano" che oggi si conclude. Come si dice in Cina, Wei-Ji: in ogni rischio c'è un'opportunità, e Silvio l'ha colta facendosi pagare discretamente bene.