sabato 29 settembre 2012

Il popolo non ha lavoro! Che mangino start-up - AGGIORNATO

Maria Antonietta mentre twitta la famosa frase:"Il popolo non ha il pane? Che mangino Brioches"


Proprio così, a quanto si premura di farci sapere la stampa allineata e coperta, dopo le liberalizzazioni che dovevano far crescere il PIL del 10%, la riforma del lavoro che doveva facilitare le assunzioni, la nuova parola magica con cui il governo farà esplodere il PIL, si chiama Start-Up. E il messaggio su cui si batterà sarà quello dell’articolo linkato: “Perdete il lavoro? Aprite una start-up!”. Il Governo ha creato una task-force apposta per finanziarvi!
Bello, anzi bellissimo, e voi che vi lamentate sempre del Governo. Ma cosa si intende realmente per start-up?
Per start-up si intende, in estrema sintesi, una società di nuova fondazione. Cosa fa una start-up? Anche se normalmente si identifica con nuovi servizi web, una start-up può anche essere una società che opera in settori tradizionali, tipo l’alimentazione, e magari inventa un modo più figo di vendere i gelati, vedi la benemerita GROM.
Di cosa ha bisogno una nuova azienda? Normalmente ha bisogno, per svilupparsi, di più soldini di quelli che hanno a disposizione i suoi fondatori. Per questo motivo la start-up bussa ai venture capitalist, vale a dire ricchi investitori, che oltre ad investire in tante attività relativamente sicure (titoli di stato, fondi azionari, e le loro stesse consolidate aziende), siano disposti a diventare soci di una nuova azienda di cui capiscono le enormi potenzialità di guadagno, in modo da vedere ripagato l’enorme rischio d’impresa che qualsiasi start-up comporta. Si, perché le imprese innovative, nella stragrande maggioranza dei casi, non si dimostrano in grado di fare utili, e chiudono in pochi anni, mentre altre sopravvivono, ma senza fatturati e utili molto superiori alle somme investite per fondarle.
Per ammortizzare questo rischio, i venture capitalist creano dei fondi appositi, in cui entrano vari investitori, e questi fondi utilizzano il denaro raccolto per entrare in un largo numero di start up, accuratamente selezionate in base al loro piano industriale (il mitologico business plan): la maggior parte delle imprese fallirà, ma quelle poche che esploderanno, ripagheranno coi loro utili i soldi persi con quelle andate male.
Il Ministro Passera ha quindi promesso di investire soldini sonanti in fondi di venture capital, in modo che questi fondi abbiano più denaro per entrare a loro volta in più start up.
Troppo bello per essere vero, eh? Chi non vorrebbe un governo così giovanile, rampante e lungimirante? Dov’è la fregatura?
La fregatura, in teoria non c’è, a parte la solita giungla di condizioni, lacci e lacciuoli che i "tecnici" sembrano amare quanto i politici. E’ il modo in cui viene comunicato il tutto che è la solita sola.
Le start-up, come abbiamo detto, in gran parte falliscono in pochi anni. Perché falliscono? Perché il “gelato”, per restare all’esempio di GROM, non piace ai consumatori tanto quanto i fondatori si aspettavano. Oppure i consumatori non lo vedono così alternativo da preferirlo al gelato della concorrenza, consolidata da decenni.
In una parola, questa sì davvero magica, i fondatori dell’azienda devono avere avuto un’IDEA meravigliosa (come il mitico Cesare Ragazzi), un’idea innovativa, magari semplice nelle fondamenta, ma fortemente innovativa nel modo di proporsi ai clienti.
E l’idea, anzi l’IDEA, non ti viene mettendoti lì a pensare. L’IDEA viene in viaggio, mentre fai il caffè, mentre butti l’immondizia, mentre mangi il gelato, mentre giochi a biliardo al bar tra birra e sigarette. L’IDEA viene per caso, quasi per scherzo a volte, poi ci pensi su, ci ragioni, inizi a pensare che forse non è così stupida (in fondo il Facebook delle origini sembrava il cugino sfigato del gigante MySpace), inizi a pensare se saresti in grado di realizzarla. E poi devi fare i conti, e per quanto possa esserti innamorato di lei, devi capire se davvero il prodotto che venderai avrà un prezzo tale da coprire i costi e assicurarti un guadagno. Solo se l’idea passa questo scoglio, potrai bussare a un fondo di venture capital, che dovrà verificare se hai fatto bene i conti, e decidere di diventare tuo socio. Si, socio, perché per credere alla tua idea, il Fondo di Venture Capital vorrà che anche tu, anzi soprattutto tu, metta i soldini per iniziare. Più soldini ci metti, più dimostri di credere alla tua idea, oltre a dimostrare di non essere un truffatore.
Quindi quando leggete frasi del tipo:”Perdi il lavoro? Apri una start-up”, vi stanno prendendo in giro, dato che per la start-up servono, come detto, IDEE e SOLDI. E nessuna delle due si trova sugli alberi. Quanto ai soldini che mette il governo, siamo alle solite: brioche a chi invoca il pane. Mentre si blocca l’intera economia, alzando le tasse, facendo terrorismo fiscale, facendo di conseguenza recedere i consumi, per miliardi di euri, si immette tra i 50 ed i 100 milioni di euri in fondi di Venture Capital, che così potranno investire in qualche start-up in più. Start-up, che come ogni altra impresa, giovane o vecchia, dovrà scontrarsi con un mercato in recessione, studi di settore, IRAP, norme sul lavoro sempre più assurde, e chi più ne ha più ne metta.
E quando la montagna avrà partorito il topolino, come per le presunte liberalizzazioni, la colpa sarà riversata su noi giovani piagnoni che non abbiamo voluto cacciare qualche decina di migliaia di euri da investire nella nostra mirabolante start-up. Poi dice che uno si butta a destra…

AGGIORNAMENTO - Alla fine, come potete leggere su Woorkup, proprio la parte più importante, i 50 milioncini di euri, sono saltati... che, avevate forse dubbi che andasse a finire così?
p.s. La cosa si è saputa il 17 ottobre, l'anniversario della decapitazione di Maria Antonietta. La storia si ripete, la prima volta in tragedia, la seconda in farsa.

giovedì 27 settembre 2012

Gli italiani non scendono in piazza a protestare?

Anche tu ti chiedi perchè gli spagnoli e i greci protestano e gli italiani no? Ci sono vari motivi, ma intanto, se pensi che l'eccessiva tassazione, la burocrazia invadente ed ottusa, e la politica inconcludente, siano il cancro che sta condannando aziende anche sane a chiudere, facendo perdere il lavoro a milioni di lavoratori, è ora che ti segni il 24 Ottobre sul calendario. Imprese che Resistono invita a Torino tutti: imprenditori, dipendenti, cittadini, a manifestare per far sentire la voce di chi lavora, e vorrebbe "solo" essere lasciato lavorare. Imprenditori e dipendenti sono sulla stessa barca, e Imprese che Resistono è un'associazione di imprenditori che resistono soprattutto alle sirene della Svizzera e dell'Austria, che li accoglierebbero a braccia aperte, facendogli pagare meno tasse, soprattutto perchè non vogliono lasciare in mezzo ad una strada i loro dipendenti. Il problema dell'Italia non è la cattiva Merkel o la cattiva Europa, tutt'altro: la Merkel e l'Europa sono le scuse del governo per aumentare oltre la pressione fiscale senza tagliare minimamente gli sprechi della macchina pubblica. Per non parlare della favola secondo cui gli evasori sarebbero la causa del dissesto della finanza pubblica e addirittura della crisi (Befera dixit). E le tasse eccessive toccano tutti, autonomi che vedono azzerato il loro utile e dipendenti che vedono il loro stipendio più che dimezzato dalle tasse. Ed entrambi sottoposti a metodi di accertamento fiscale che ormai servono solo a fare cassa, con qualsiasi metodo, più che a riscontrare effettivi danni erariali. Se sei stufo di tutto questo, hai l'occasione di far sentire anche la tua voce. Imprese che resistono non fa capo ad alcun partito ed alcuna associazione, e le sue proposte concrete sono chiaramente visibili sull'Homepage del sito. Non hai più scuse, se vuoi cambiare le cose, il 24 Ottobre hai l'occasione per farti sentire!

lunedì 17 settembre 2012

Politica: nasce il partito "Forza Evasori"

In una nazione in cui Renzi e Bersani passano per liberisti, e Monti per liberista selvaggio, nasce finalmente un partito liberista davvero, al 100%. Il nome è provocatorio, dovuto al fatto che il governo, da un lato non vuol saperne di tagliare i costi della macchina pubblica, dall'altro addita demagogicamente i presunti evasori come causa prima della crisi economica. Facendo passare il concetto, smentito dai fatti, che recuperando l'evasione, tutti pagherebbero meno tasse. Come se un ladro, che riuscisse a rubare più denaro, smettesse per questo di fare il ladro e buttar via i soldi che riesce ad arraffare. 
L'idea è venuta a Leonardo Facco, giornalista ed editore da sempre studioso di tutti i temi afferenti la libertà, deluso come molti italiani dalle promesse, ormai "tremontate", fatte dal polo di centrodestra, di ridurre le tasse e rendere più efficiente la macchina statale. Ultima ed unica speranza, neanche a dirlo, di rilanciare un'economia che deve già confrontarsi con nazioni con costi inferiori e infrastrutture più efficienti, e viene invece ulteriormente gravata da un prelievo fiscale insopportabile (dal 70% al 84% reale) applicato con metodi violenti ed arroganti. 
Il primo embrione di programma vede quindi alcuni punti fondamentali:
  • abbassamento drastico della pressione fiscale; 
  • dimagrimento altrettanto drastico del personale pubblico, con abbondanti incentivi a chi riassume il personale di provenienza pubblica; 
  • vendita di grosse fette del patrimonio pubblico, per contenere di conseguenza l'ormai insostenibile debito pubblico
  • divieto allo stato di interferire nel sistema bancario e monetario; 
  • riforma totale del sistema pensionistico (tanto accumuli coi contributi, tanto prenderai come pensione); 
  • eliminazione del sostituto d'imposta (il datore di lavoro smette di essere complice dello stato ladro nel tassare i lavoratori dipendenti, e questi ultimi si rendono conto di quanto effettivamente pagano di tasse); 
  • eliminazione totale della scuola pubblica, previa abolizione del valore legale del titolo di studio; 
  • abolizione dei sussidi alle aziende ed alle associazioni di volontariato; 
  • eliminazione di ogni rapporto costituzionalizzato tra religioni e stato. 

Lo scopo ovviamente è riportare l'economia a crescere, riattivando gli investimenti, l'occupazione, e liberare i primi e la seconda, dalle pluridecennali zavorre costituite dagli sprechi e dalle inefficienze dello stato.
Riuscirà a motivare i cittadini che oggi sono delusi da tutta la vecchia classe politica, e che sono alla ricerca di un'alternativa che non sia quella della protesta cieca e demagogica?

giovedì 6 settembre 2012

Zanardi, Brands Hatch... e io

Per una delle incredibili coincidenze del destino, Zanardi ha vinto la cronometro della Handbike, alle Paralimpiadi, proprio sul circuito di Brands Hatch, dove, come ci ricorda il bell'articolo di ItaliaRacing.net, aveva conquistato la sua prima Pole Position in Formula 3000, nel 1991. Non è casuale che la prima pole fosse venuta proprio lì: Brands Hatch è uno dei circuiti più folli d'Europa, a suo modo più difficile di Spa o Imola, per i continui cambi di pendenza, che rendono un'incognita qualsiasi delle numerose curve che lo compongono. Per non parlare dell'incognita di tutte le piste britanniche, che si chiama "continui cambi di tempo". Chi la conosce già, ha in tasca 5-8 decimi rispetto a chi corre per la prima volta su questo circuito. Se  uno "sbarbato" si impone a Brands Hatch, è uno sbarbato con stoffa da vendere, cosa che poi Zanardi dimostrerà alla grande vincendo, anzi dominando, 2 Campionati Champcar col Team Ganassi. Il caso ha voluto che anche l'unica volta che ho avuto il piacere di parlare con Zanardi, è stato proprio a Brands Hatch, nella gara del Mondiale Turismo 2006 (gara a cui si riferisce la foto), e fece un paragone che mi fa venire da ridere ogni volta che ci ripenso. Stavamo commentando una sessione di prove, che era stata, tanto per cambiare, bagnata, e lui mi disse "Si poi col bagnato, se hai una macchina a trazione anteriore, lo sai, è più facile, se la perdi tiri un po' su il piede... con la trazione posteriore, se la perdi, vedi la Madonna in bicicletta..."
Se lo rivedo gli chiedo se si riferiva già all'Handbike...